Pubblicato il Report 2025 “Gli italiani, le città e lo sport”: intervista a Federico Serra

La  pubblicazione del Report 2025 “Gli italiani, le città e lo sport”, realizzato dall’Osservatorio permanente sullo sport, l’esercizio fisico e l’attività motoria  della Fondazione SportCity, invita a comprendere come lo sport possa trasformarsi da abitudine personale a fattore sistemico di rigenerazione urbana, salute pubblica e coesione sociale. Per conoscere i principali risultati emersi dalla ricerca, abbiamo intervistato il dott. Federico Serra, Presidente dell’Osservatorio permanente sullo sport.

Il nuovo Report della Fondazione è un documento denso e strutturato. Dott. Serra, Cosa lo rende così particolare nel panorama nazionale?

Questo Report è un unicum in Italia perché fonde in un solo strumento dati ufficiali, ricerca sociale, strumenti di misurazione, narrazione territoriale e visione politica. È frutto di un lavoro collettivo che ha coinvolto ricercatori, esperti, amministratori, associazioni, cittadini. Non si limita a dire “quanti italiani fanno sport”, ma indaga come, dove, perché, con quali ostacoli e quali desideri. È pensato per stimolare cultura e azione, innescare dibattito e offrire risposte operative. Dentro ci sono strumenti come lo Sportimetro, la Tassonomia della Sport City, il Manifesto, il progetto SportCity Lab, un Factsheet su sedentarietà e impianti, un Focus sui giovani e il racconto di dieci esperienze concrete nel Viaggio nelle SportCity. È una vera piattaforma di conoscenza e cambiamento.

Il Factsheet mostra numeri ancora critici sulla sedentarietà. Quali sono i dati più significativi che emergono?

Purtroppo, il quadro resta fragile. Oltre 19 milioni di italiani non fanno alcuna attività fisica. Il 39,1% è sedentario, un valore in peggioramento rispetto al 2021. Colpiscono le differenze regionali: si passa dal 16% di sedentari a Trento e Bolzano a oltre 59% in Calabria e Sicilia. Quasi 7 over 75 su 10 non si muovono mai. E allarmano anche i dati sui giovani: il 21% dei 6-17enni non pratica alcuno sport, mentre il 94,5% degli adolescenti italiani non raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati dall’OMS. Peggio di noi, in Europa, nessuno. La disuguaglianza è trasversale: geografica, anagrafica, economica, educativa. Chi ha un basso titolo di studio, chi vive in periferia o in famiglie con difficoltà economiche ha meno possibilità di fare sport. Il diritto allo sport, garantito dalla Costituzione, oggi non è reale per tutti.

Che cos’è lo Sportimetro e come funziona?

Lo Sportimetro è un indice composito, pensato per misurare la sportività reale degli italiani, non solo in termini di pratica, ma anche di cultura e attitudine. Viene calcolato sulla base di 30 variabili, tra cui: attività motoria e sportiva, spostamenti a piedi o in bici, partecipazione a eventi, fruizione digitale, spese per articoli sportivi, uso degli spazi pubblici. Il punteggio nazionale è 54/100, in calo rispetto al 59,9 del 2023. È un dato che fotografa una fragilità culturale, non solo comportamentale. Lo Sportimetro ci permette di identificare target specifici: i giovani sono i più sportivi (66,7), le donne e gli over 54 i meno attivi (46 e 41 punti). Il Sud ha punteggi più bassi. Questo strumento serve per monitorare, confrontare e orientare le politiche locali e nazionali, e potrebbe diventare un riferimento periodico come l’Istat per altri ambiti sociali.

Il progetto SportCity Lab è una delle iniziative più innovative del Report. Di cosa si tratta?

Lo SportCity Lab è il nostro laboratorio urbano permanente, pensato per sperimentare soluzioni concrete per la città attiva e lo sport diffuso. Non si tratta solo di eventi, ma di rigenerazione urbana, accessibilità, inclusione sociale, sostenibilità. Lavoriamo con Comuni, aziende, scuole, associazioni per trasformare spazi sottoutilizzati in luoghi di movimento, per mappare e valorizzare i parchi, per installare attrezzature smart, per promuovere eventi gratuiti e coinvolgenti. È il luogo in cui la visione prende forma. Alcuni esempi? I Parchi Agos Green&Smart, già realizzati in diverse città, sono palestre a cielo aperto per tutti. Stiamo sperimentando anche il miglioramento della mobilità attiva e la connessione tra sport, salute e ambiente. Il Lab è replicabile ovunque e dimostra che con risorse mirate e una visione chiara le città possono cambiare volto.

Il Report propone anche una “Tassonomia della Sport City”. Perché è utile?

La Tassonomia è uno strumento analitico che definisce cosa rende una città una vera Sport City. Non basta avere impianti: serve un ecosistema favorevole. Abbiamo individuato sei dimensioni fondamentali: Infrastrutture fisiche e accessibilità, Cultura e partecipazione sportiva, Impatto sulla salute pubblica, Inclusione sociale, Sostenibilità ambientale e Governance e politiche pubbliche. Per ciascuna dimensione abbiamo proposto indicatori misurabili. La tassonomia serve a valutare, pianificare e confrontare le città in modo oggettivo. È utile per i Comuni che vogliono migliorare la propria offerta sportiva e rendere le città più sane e inclusive.

Nel cuore del Report c’è anche un “Manifesto della Sport City”. Che tipo di strumento è?

Il Manifesto è un documento politico e valoriale. È la carta fondativa della nostra idea di città attiva. Racchiude principi chiave: diritto allo sport per tutti, accessibilità, salute, prossimità, sostenibilità, innovazione, inclusione. Lo proponiamo a sindaci, assessori, dirigenti scolastici, cittadini. Chi lo sottoscrive si impegna a realizzare politiche e azioni coerenti: pianificare impianti accessibili, aprire le scuole allo sport pomeridiano, valorizzare le periferie, promuovere cammini urbani, percorsi salute, eventi pubblici. Il Manifesto è anche un patto sociale, una visione condivisa per costruire città in cui il movimento sia parte dell’identità civica.

Nel Report è presente anche l’iniziativa “Io vorrei che lo sport…”. Di cosa si tratta?

È una sezione emozionante. Abbiamo raccolto decine di testimonianze – da studenti, amministratori, medici, atleti, cittadini – che iniziano con la frase “Io vorrei che lo sport…”. Ne è venuta fuori una mappa di desideri collettivi: più sport nelle scuole, meno barriere economiche, impianti pubblici aperti, sport nelle piazze, attività fisica per gli anziani, sport come lingua comune tra italiani e nuovi cittadini. Questa parte mostra che lo sport è vissuto come un diritto, una speranza, un bisogno di comunità. È un esercizio di ascolto civico e anche un invito ai decisori: queste voci chiedono risposte concrete.

Il Focus dedicato ai giovani evidenzia un legame forte tra sport, inclusione e cittadinanza. Qual è il quadro che emerge?

Lo sport ha un ruolo preventivo, educativo, integrativo. Il Report mostra che le aree con più NEET e disagio giovanile coincidono spesso con quelle a bassa densità sportiva. Più sport significa più presenza educativa, meno dispersione scolastica, meno disagio psicosociale. Ma oggi oltre il 58% delle famiglie con difficoltà economiche non riesce a far praticare sport ai figli. Serve una svolta: sport gratuito a scuola, spazi di prossimità, sostegno alle società sportive di base. Per noi lo sport è infrastruttura educativa e di cittadinanza attiva.

Il capitolo finale, “Viaggio nelle SportCity”, raccoglie dieci esperienze territoriali. Che ruolo hanno?

Raccontiamo dieci città in movimento, da Nord a Sud. Sono storie di rigenerazione urbana, mobilità dolce, eventi di comunità, politiche pubbliche intelligenti, innovazione sociale. Ogni esperienza è una dimostrazione concreta che il cambiamento è possibile, anche con budget limitati ma visione chiara e collaborazione. Queste città sono laboratori reali, e mostrano che una Sport City non è un’utopia ma una possibilità concreta. Il “Viaggio nelle SportCity” è una sezione che ispira e istruisce: ogni amministrazione può trovare spunti da replicare, adattare, moltiplicare.

In sintesi, qual è il messaggio più urgente di questo Report?

Che lo sport è un diritto urbano, non un lusso. È un fattore chiave per la salute, la qualità della vita, la coesione sociale. Che le città devono diventare protagoniste della nuova cultura del movimento. E che servono politiche pubbliche forti, inclusive, intelligenti. Questo Report è un manifesto operativo: ci dice cosa fare, come farlo, con chi farlo. E ci ricorda che non possiamo più aspettare. È ora di muoverci. Insieme.

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